martedì 10 marzo 2015

Si può fare

"Molti  diranno  che  la  gente  non  ha  bisogno  di  ideali,  che  non  vuol  saperne  di  trascendere  il  sistema referenziale  in  cui  è inserita. Al  contrario,  la  gente  è  animata  dal profondo  desiderio  di  qualcosa  per  cui  possa  operare  e  in  cui  possa  aver  fede.  La  debolezza  dell'attuale  società  risiede  proprio  in  ciò,  che  essa  non  offre  ideali,  che  non esige alcuna fede, che non ha visioni, a parte quella dell'aumento sempre della stessa cosa". ( E. Fromm, "La disobbedienza e altri saggi" ).

"Si può fare" è il titolo di un film con Claudio Bisio, ambientato nella "Cooperativa 180", una delle istituzioni sorte in seguito alla legge Basaglia per il reinserimento sociale dei pazienti dimessi dai manicomi. Ambientato in una "gabbia di matti" insomma, che, come abbiamo fatto con l' esperimento di Stanford, prenderemo ad esempio e raffigurazione simbolica della più estesa gabbia di matti in cui si è trasformata l' intera nostra società attuale. Anche qui i parallelismi e gli spunti di riflessione offerti dal film sono molteplici, offrendo una lettura che può essere fatta su diversi livelli. Vediamone alcuni tra i più coerenti col nostro discorso e con la formulazione della nostra utopia. 

PERCHE' LE RIVOLUZIONI FALLISCONO
La cooperativa è diretta dal dott. Del Vecchio, primario che si limita a somministrare ai pazienti pesanti dosi di psicofarmaci e tenerli impegnati con piccoli lavori assistenziali forniti dal comune, quali incollare francobolli sulle lettere. Nonostante la spiccata creatività dimostrata dai pazienti, Del Vecchio si limita quindi ad un lavoro di pura sorveglianza, tenendoli "addormentati" anzichè cercare di risvegliare al massimo grado possibile le loro potenzialità, le loro caratteristiche personali e le capacità di spontanea collaborazione che pur dimostrano anche nel semplice atto di appiccicare i francobolli, sbagliandone apposta la posizione sulle buste, in modo da formare dei fantasiosi disegni che appaiono facendole scorrere. La rivoluzione concettuale voluta e introdotta da Basaglia è dunque sostanzialmente fallita, pur conservando l' apparenza istituzionale. E' fallita proprio per il ritorno trionfante del conformismo da automi, per la cieca osservanza di "regole burocratiche" che si dimenticano dell' umanità dei pazienti e delle loro reali esigenze; è fallita perchè ancora una volta la forma ha prevalso sull' idea; è fallita perchè Del Vecchio, come successo a Zimbardo, anzichè comportarsi da uomo libero e pensante rimane anch' egli prigioniero della struttura deidentificante, conformandovisi in modo acritico e svolgendo un ruolo puramente burocratico. E' fallita perchè Del Vecchio preferisce ascoltare i dettami inconsci del sistema, scordando ogni sua spontanea umanità e rinunciando ad applicare il pensiero critico ed il proprio libero arbitrio. E' fallita, in sostanza, perchè torna così inevitabilmente a ricrearsi il solito frattale a piramide, che esclude al suo interno la possibilità di un intervento più genuino dell' uomo a condurre la macchina istituzionale. Il solito circolo vizioso ed autoalimentante che si crea quando la dedizione ad una "forma esteriore" prevale sull' intima realtà umana; quando la dedizione ad un supposto "ruolo" prevale sul più genuino e spontaneo sentire.


OUTSIDER vs. CONFORMISMO DA AUTOMI
E qui fa la sua comparsa Nello ( Claudio Bisio ), ex sindacalista che si è sempre opposto all' idea di "modernizzarsi" secondo i nuovi disumanizzanti dettami del mercato, e che dopo aver scritto anche un libro sull' argomento viene abbandonato dagli stessi "compagni": il suo trasferimento alla cooperativa 180 ha inizialmente il sapore della sconfitta personale, dell' approdo all' ultima spiaggia che compagni e sindacato potevano offrirgli.
Nello è dunque un "disobbediente" nel senso positivo e frommiano del termine, e continua ad esserlo anche all' interno della cooperativa 180: appena arrivato si oppone allo stato in cui vengono tenuti i pazienti e, dopo averlo proposto al vaglio generale, tenta di riorganizzarne il lavoro portando la cooperativa ad essere attiva sul mercato, come posatori di parquet. Sono proprio l' iniziale inesperienza ed ingenuità di Nello, e la sua ignoranza delle regole unita ad un sano entusiasmo, a fare di lui un "outsider". Che innanzitutto sa rapportarsi ai pazienti vagliandone l' umanità, le potenzialità, le aspirazioni e i desideri personali, e quindi preferisce orientare il suo agire verso questi parametri, piuttosto che conformarsi alla mera azione di controllo, sentendosi uno con loro: "Ho semplicemente pensato che quello che poteva far bene a me avrebbe fatto bene anche a loro" dirà poi alla fidanzata. Nonostante qualche baruffa con Del Vecchio, Nello riesce ad avviare il suo progetto, affidando i vari incarichi all' interno di quella che diventa una cooperativa di uguali, dove le decisioni vengono prese in forma assembleare, il  ricavato viene ugualmente diviso, ed il cui motto diventa "Il problema di uno è il problema di tutti". In una parola Nello ha saputo trasformare il frattale della piccola struttura da quello piramidale ad uno di rete di solidarietà.   

UNA NUOVA ELITE, PACIFICAMENTE RIVOLUZIONARIA
A questo punto Nello fa l' incontro col dott. Furlan, anch' egli un disobbediente rimasto un basagliano convinto, che si impegna a ridurre drasticamente il dosaggio dei farmaci "svegliando" ulteriormente i pazienti. Dopo l' ennesimo disaccordo con Del Vecchio la cooperativa decide di abbandonare la vecchia conduzione del primario e stabilirsi in un nuovo stabile: "In una cooperativa decidono i soci" è l' ennesimo atto di presa di coscienza e di liberazione dei pazienti che, radunati in assemblea da Nello ed utilizzando semplicemente quanto previsto dal regolamento, firmano all' unanimità per la nuova scelta.
Come abbiamo fatto parlando di Zimbardo, notiamo che l' utopia per realizzarsi necessita di una spinta sia dal basso che dall' alto: i soli pazienti non avrebbero mai potuto organizzarsi diversamente dallo schema imposto da Del Vecchio; il solo Nello, senza i pazienti ed il suo nuovo lavoro, avrebbe probabilmente finito per trasformarsi in un idealista disadattato e respinto dal mondo del lavoro. Con la collaborazione delle due parti si crea uno schema dove sia i "primi" che gli "ultimi" sono uniti e motivati dalle stesse intenzioni, dove "Il problema di uno è il problema di tutti", motto che diventa lo slogan della cooperativa e del nuovo modo di convivere ed organizzare il lavoro.
Nello diventa simbolo e archetipo del dirigente umanista che usa il suo potere per consentire tale trasformazione abdicando dal vecchio schema; a lui si aggiunge il dott Furlan e nel finale del film anche il riconvertito dott. Del Vecchio, che infine riconosce ufficialmente i vantaggi del nuovo sistema ed i personali benefici riportati da tutti i pazienti. Ecco come una nuova élite soprattutto culturale, pacificamente disobbediente e rivoluzionaria, potrà non solo contribuire a cambiare schema sociale, non solo contribuire al risveglio collettivo della base, ma anche nel tempo a riconvertire una vecchia classe dirigente ancora ancorata al dogma ufficiale. Al tempo stesso la base, intontita dal Serenase e da occupazioni alienanti, va risvegliata e rimotivata sia abolendo gli ipnotici ( leggi: media, falsi profeti, falsi dogmi e relativi comportamenti indotti ) sia spingendola a ricercare in una rafforzata consapevolezza di sè le nuove motivazioni e spinte all' agire.
Le due direzioni vanno conseguite insieme e parallelamente, in quanto l' una necessita dell' altra; in quanto la base da sola non avrebbe gli strumenti necessari alla sua completa liberazione, e l' èlite sarebbe altrettanto impotente ad operare qualsiasi cambiamento senza il supporto di una base risvegliata.

A due terzi del film si presenta una breve parentesi che va meditata: dopo il suicidio di uno dei pazienti Nello entra in crisi, e tutta la trasmutazione in atto rischia di fallire. Nello stava infatti per commettere il solito errore dell' identificarsi troppo nel suo "ruolo" dimenticando la sua umanità, non ascoltando più le esigenze della base: ubriaco del successo dell' impresa rischiava infatti di trasformarla nella solita struttura a piramide votata unicamente ad ottimizzare la produzione, dimentico delle diverse esigenze dei pazienti. Anche qui l' intervento amorevole di una donna, ed il successivo riconoscimento di Del Vecchio della bontà del suo lavoro, infondono nuova motivazione e coraggio a Nello per proseguire nella sua opera, che riuscirà infine anche a darsi un superiore intento etico, consentendo di liberare nuovi pazienti dalle vecchie strutture ed integrandoli nella nuova. 

Alla prossima, tuo Patrick Troll