lunedì 23 marzo 2015

Se con Mozart la mucca è felice, c'è ancora speranza

Alcuni studi condotti dall'Università di Madison nel Wisconsin (Usa) hanno dimostrato che la produzione di latte nelle mucche che ascoltano musica sinfonica aumenta del 7,5%. Le mucche sono anche più predisposte a riunirsi nella stalla quando suona della musica.

Mi ha sempre incuriosito e dato molto da pensare questo fatto, in quanto se è facilmente constatabile che la musica sia forse per antonomasia il linguaggio universale tra gli umani, in quanto tutti grossomodo rispondiamo con le stesse sensazioni all' ascolto di diversi brani musicali, più difficile è accettare che anche gli animali, ed addirittura le piante come dimostrato da ulteriori esperimenti, abbiano una "mente" in grado di reagire allo stesso modo alla stimolazione indotta dall' ascolto di musica. Difficile perchè questo infligge un duro colpo alla nostra arroganza di ritenerci al livello più alto della scala evolutiva, enormemente superiori al mondo vegetale ed animale; difficile perchè colpisce pesantemente l' assunto di comune dominio per cui il godimento di certe forme di linguaggio "artistico" sia esclusivo appannaggio degli intelletti più acculturati ed evoluti; difficile infine perchè tutto questo induce giocoforza a dover tralasciare il concetto che sia l' intelligenza umana a penetrare e recepire determinati linguaggi, per approdare ad uno completamente diverso, che preveda l' esistenza di un qualcosa, mente o istinto o inconscio che dir si voglia, universalmente presenti in ogni essere vivente e in grado di recepire allo stesso modo linguaggi più propriamente "universali".


MUSICA COME LINGUAGGIO UNIVERSALE
Prima di avventurarci in ipotesi più ardite, soffermiamoci alla prima e più semplice constatazione, facilmente osservabile e sperimentabile da tutti, per cui l' ascolto di diversi brani e tipi di musica suscita in differenti ascoltatori le medesime sensazioni, indipendentemente dalle loro convinzioni personali, dalla loro cultura e livello di istruzione, dalla loro appartenenza razziale. Già questo dovrebbe indurci a notevoli riflessioni e a desumere quanto siamo stolti ed innaturali nel nostro contrapporci e dividerci su idee ed aprioristiche prese di posizione ( culturali e concettuali, ideologiche, dogmatiche, etniche, partitiche, ecc ), ed a porci qualche grosso dubbio se così facendo non stiamo in realtà sbagliando tutto. Se non valga forse la pena ricercare e coltivare la sintesi piuttosto che la contrapposizione, quel "denominatore comune" che ci accomuna tutti, piuttosto che piccarci di differenziarci sulle sfumature del fuxia. Anche perchè abbiamo ormai la conoscenza teorica e l' esperienza pratica di come queste contrapposizioni vengano sfruttate dalle varie forme di potere per il nostro controllo.
La musica è uno degli esempi più lapalissiani di linguaggio universale, linguaggio che, parlando a tutti allo stesso modo, presuppone in tutti una "identica base" preposta al suo recepimento ed interpretazione. Quale che sia questa base, ed il mistero per ora insondabile del suo carattere di universalità, essa ci dovrebbe già comunicare, in modo molto terra-terra, di quanto in realtà esista un sottile "fil-rouge" che ci accomuna tutti, di quanto parli direttamente alla nostra parte più intima e connaturata, di quanto insomma sia in grado di rivolgersi ad un' "anima" comune non solo a tutti gli esseri umani, ma a tutto il creato.

LA SEQUENZA DI FIBONACCI
In realtà c'è una spiegazione matematico-scientifica ben precisa per questo, ed è da ricercarsi nella nota sequenza di Fibonacci, detta anche sequenza "divina" per il suo carattere di applicazione universale, per la sua curiosa proprietà matematica che corrisponde ai canoni di "bellezza e armoniosa proporzione" come comunemente intesa, e perchè sembra costituire una sorta di "coscienza intrinseca" della materia, secondo la quale essa si organizza e si aggrega, sia nella natura vivente che inanimata, dalla sua manifestazione più infinitesimale fino alla grandezza delle galassie. E' nota anche come "spirale" di Fibonacci in quanto la sua visualizzazione geometrica descrive appunto una spirale che ritroviamo nell' osservazione delle più svariate forme assunte dalla materia: dalla forma del DNA a quello delle galassie; dalla disposizione di foglie, petali e rami nella natura vegetale al rapporto armonico dello stesso corpo umano, determinandone l' intrinseca proporzione di arti, ossa, dell' intero scheletro. La musica, anch' essa sottostante nella sua struttura armonica alla legge di Fibonacci, costituisce l' osservazione, più facilmente osservabile da tutti, del punto-limite tra materia e immateriale, tra materia e pensiero, della sua applicazione. La musica è al tempo stesso materia in quanto composta da vibrazioni sonore, e immateriale in quanto pura matematica che attraverso tali vibrazioni di uno strumento e dell' aria si comunica; è materia quando colpisce meccanicamente il nostro orecchio, ma agisce in noi in modo immateriale, determinando sensazioni, immagini e pensieri che sono di interpretazione e valenza universale. Come ci dice questa semplice osservazione, la legge di Fibonacci dunque sembra essere valida non solo per il mondo fisico, ma anche per quello del pensiero e dell' anima.
Tale sequenza è costituita da una serie di numeri che hanno due singolari caratteristiche: ogni numero x della sequenza è dato dalla somma dei due numeri precedenti; ogni numero, diviso per il numero precedente, dà come risultato un decimale che si approssima sempre più ad 1,618. Il rapporto 1,618 è anche denominato "phi", conosciuto come numero della bellezza perchè lo troviamo sempre quale rapporto dimensionale nelle forme, per esempio, del corpo umano.
I primi numeri della sequenza sono: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144 e via dicendo.
Strutture allo stato puro della spirale di Fibonacci le troviamo sia in natura, il cui esempio più classico è il nautilus, che nelle applicazioni artistico-figurative, che in forme di puro pensiero quali l' informatica e il calcolo statistico.

FIBONACCI E STRUTTURA MUSICALE
Leonardo Fibonacci vive nel XIII secolo, ma si dovrà attendere fino al '600 perchè, con la formulazione dell' armonia come concepita da Bach, la serie di numeri già nota ed applicata al mondo dell' architettura e delle arti figurative entri ad ogni effetto anche nel mondo della musica, dando definitiva configurazione a quella che prima era perlopiù un' espressione monocorde senza una struttura ben definita. Tutta la musica come oggi la conosciamo origina dalla struttura armonica conferitale da Bach.
Lo spettro sonoro viene diviso in "ottave" ad ogni raddoppio della frequenza. Guardiamo la tastiera di un pianoforte: la Scala Maggiore che otteniamo suonando i tasti bianchi da Do a Do superiore è costituita da 8 note ( do, re, mi, fa, sol, la, si, do ); suonando anche i 5 tasti neri avremo l' intera Scala Cromatica di 13 suoni ( do, do#, re, re#, mi, fa, fa#, sol, sol#, la, la#, si, do ): ecco la sequenza 5, 8, 13 a suddividere lo spettro sonoro, ripetuta poi nelle varie ottave.
La struttura armonica ( suoni sovrapposti ) sulla scala viene ottenuta sovrapponendo il terzo e quinto tasto alla nota fondamentale: ossia il mi e il sol sulla tonica di Do. Raddoppiando la fondamentale all' ottava abbiamo i suoni Do, Mi, Sol, Do: ecco un' altro spezzone della sequenza: 1, 3, 5, 8. Tutta quanta l' armonia è basata sulla successione di tali "triadi" di suoni, in modo da dare alternativamente sensazioni di moto e di quiete. Ogni altra cervellotica ricerca e tentativo di organizzare diversamente lo spettro armonico, come la Dodecafonia di Shonberg, non hanno avuto successo di pubblico in quanto infinitamente meno piacevoli all' ascolto della suddivisione tonale classica operata da Bach; così come un' opera figurativa che non rispetti il rapporto "phi" risulterebbe informe e sgraziata.

CONCLUSIONI
Per il suo carattere di universalità e per il suo riscontro nei più svariati campi sia materiali ( chimica, corpo umano, natura animata ed inanimata, architettura, universo, ecc ) che immateriali ( musica, calcolo geometrico e statistico, arte, informatica, frattali, ecc ) la legge di Fibonacci sembra costituire una sorta di "consapevolezza intrinseca del creato", un' espressione di superiore intelligenza e saggezza, di intrinseca coscienza organizzativa attraverso cui si aggregano sia la materia che le più alte, sottili ed universali forme-pensiero. La musica costituisce la linea di confine più facilmente accessibile ed osservabile di tutto ciò.
Da tali osservazioni deriva quasi automaticamente la necessità di postulare un qualcosa che possiamo chiamare "consapevolezza universale" più che casualità; un qualcosa a cui, se vogliamo, è applicabile l' idea di divino. Un principio divino conoscibile sia attraverso il pensiero più innato ed emozionale ( musica, sentimento, cuore, empatia ) che attraverso il pensiero più complesso e razionale ( calcolo, ragione ). Un principio divino senza un nome particolare, che penetra ed imbeve capillarmente tutto il creato, e per conoscere il quale non serve l' atteggiamento fideistico in un qualche dogma tramandato, ma la semplice ed accurata osservazione di sè e di quanto ci circonda.
Ne riparleremo Amica mia, giacchè la stessa conclusione ci si presenta anche nel campo dell' indagine psicologica e analitica, ad ulteriore dimostrazione di come tutto sia correlato. E di come sia tale universalità, non solo di linguaggi ma del sentire, dell' essere e del creato intero, a costituire quella "ragione della speranza" che dobbiamo ricercare ed alimentare.
Perchè non possiamo accettare di essere da meno, più sordi di una pianta, o di una mucca.

Alla prossima, Patrick Troll