martedì 14 aprile 2015

Distinguere il Bene dal Male

Cara Amica, oggi ci poniamo un quesito grosso grosso: è in grado l' uomo di distinguere il Bene dal Male, e secondariamente di scegliere il Bene ?

Stando a quanto detto fin qui, si potrebbe tentare di rispondere "Sì": proprio a questo dovrebbe servire la maggior consapevolezza. Attraverso un percorso di progressivo aumento di consapevolezza abbiamo visto come tutto il creato risponda a leggi univoche, e come tali leggi siano in un certo senso già scritte anche dentro ognuno di noi. Abbiamo anche visto che, per fortuna, le vie per arrivarci sono molteplici e le più diverse, andando dall' analisi di tipo introspettivo e psicologico all' osservazione scientifica della natura, dalla più semplice intuizione attraverso linguaggi subliminali ed universali quali la musica e le immagini oniriche allo studio dei veri filosofi che osservano la regola del "conosci te stesso". In questa lettera, parlando di Fromm, abbiamo visto ancora come egli giunga ad individuare poche "esigenze inalienabili", intrinseche all' uomo, che non possono rimanere inascoltate, ma la cui soluzione può avvenire sia in senso positivo e adattivo alla vita, creando condizioni favorevoli all' individuo ed alla società intera, sia in senso distorto ed adattivo alla morte, facendo "ammalare" sia il singolo che la collettività. Fromm dunque individua con un' indagine di tipo psicologico quella che potremmo chiamare "l' anima" dell' individuo, quella parte in cui andare a cercare le più genuine leggi per il nostro vivere e convivere. Anima individuale che diventa perciò anche anima dell' intera società, da lui individuata col termine di "carattere sociale". Un carattere ( che qui chiamiamo inconscio collettivo ) a tutt' oggi ancora completamente "automatizzato" e volto a conseguire la modalità dell' Avere ( che comporta contrapposizione, sopraffazione, volontà di dominio, egoismo come collante sociale, ecc. ) piuttosto che quella dell' Essere ( che comporta empatia, sviluppo etico, ricerca dell' amore quale collante sociale, ecc ). La trasmutazione da una modalità all' altra, che deve avvenire prima nel singolo individuo trasformandolo da automa eterodiretto a persona consapevole, e poi investire la collettività, contribuirà a conseguire quella trasmutazione complessiva portando progressivamente l' Inconscio Collettivo, oggi "deviato e storpiato" dall' immanenza storica e dai suoi dettami, a trasformarsi in direzione sempre più etica, fino a combaciare con quello che qui chiamiamo "Divino Collettivo" e che con le ultime lettere abbiamo visto magistralmente espresso in Natura e nel Creato.


Osservando un volo di uccelli rimaniamo stupefatti di quanto, pur essendo massimamente liberi di librarsi nell' aria, muovendosi in stormo sembrino obbedire ad una sorta di "volontà collettiva" per cui per esempio virano contemporaneamente nella stessa direzione, salgono, scendono, si posano perfettamente all' unisono, come componessero un solo corpo, come comunicassero telepaticamente. Ecco una bella visualizzazione di quello che qui chiamo Divino Collettivo, dove il volere del singolo individuo diventa e coincide col volere dell' intero gruppo. Il volo di uno stormo di uccelli ha un che di magico e imponderabile che non esito a chiamare espressione del divino. Le sue perfette manovre non derivano da niente di "appreso", non derivano da una convenzione culturale comunemente accettata e in qualche modo tramandata. Non si può dire nemmeno che imitino e seguano un capo, in quanto le manovre avvengono simultaneamente nei singoli componenti lo stormo, e non per successiva imitazione. Insomma non sono sottoposti ad un' autorità esterna da imitare, ma rispondono ad una "sapienza intrinseca" ed innata, che agisce contemporaneamente in tutti. Semplicemente "sanno" come fare, ed agiscono in base a quello comunemente detto "istinto". Ma cosa sia veramente questo istinto nessuno è ancora in grado di dircelo: sappiamo solo che il singolo uccello non deve "scegliere" come comportarsi, perchè è automaticamente determinato in modo che il volere, il "bene" del singolo coincida col volere ed il bene dell' intero stormo.    
Purtroppo o meno che sia, l' uomo non possiede tale caratteristica, e l' agire umano deve connotarsi attraverso intuito, convenzioni, procedere storico. Stranamente o meno che sia, all' uomo è data però quella possibilità di autodeterminarsi che invece è stata negata al resto del mondo animato e inanimato. Le rocce, le piante ed anche gli animali non possono mutare il loro stato evolvendosi, e sono costretti a ripetere in modo sempre uguale la loro esistenza nel tempo. L' uomo è stato invece costretto a dover "cercare" le leggi più idonee a guidarlo attraverso un percorso di evoluzione individuale e storica, di ricerca, intuizioni del vero, errori, esperienza: in una parola è stato "costretto alla libertà", e ad un percorso di progressiva ma faticosa evoluzione.        

OPPOSTI , CONOSCENZA, RAGIONE, INTUIZIONE
L' uomo ha bisogno quindi, rispetto all' animale, di due condizioni fondamentali per il suo agire: sia di conseguire sempre maggior consapevolezza di sè, che di far conseguentemente tesoro della propria esperienza. Il suo procedere individuale e storico è dunque connotato da un processo di "conoscenza" e da quelli conseguenti di "scelta" e "azione". Ma ecco che già nella prima fase di conoscenza troviamo tutte le difficoltà che abbiamo analizzato nelle precedenti lettere, per cui il semplice conoscere e distinguere il Bene dal Male diventa impresa ardua e non facilmente accessibile. Il fatto è che il Bene e il Male non si presentano quasi mai con la chiara evidenza di un Giano Bifronte, ma in modo molto spesso più sottile ed ambiguo, quasi sempre mescolati, o suddivisi in opposti non ben delineati, chiari ed evidenti, ma che necessitano di capacità interpretativa e presa di coscienza. Così la stessa verità può apparire frantumata e presente in opposte tesi, nessuna delle quali è del tutto vera o del tutto falsa, in quanto includono ognuna una parte di vero che andrà valutato e setacciato dalla parte opportunistica sovrapposta, cogliendone il denominatore comune di verità: ciò risulta particolarmente vero in ogni pensiero ideologico, dove una più sincera idea di base viene frammischiata ad una tesi utile a condizionare il comportamento umano in una direzione voluta. O ancora, assistiamo sempre ad una degenerazione della purezza di un' idea quando essa deve essere trasformata in struttura, in quanto gran parte dell' energia ad essa collegata verrà utilizzata per l' autosostentamento della struttura stessa, finendo quasi sempre per degenerare la bontà e la forza dell' idea di partenza.
Ecco che la sola ragione a volte non basta più a trarci d' impaccio: la ragione può essere ingannata in vari modi, ed essere usata a dimostrazione di quasi ogni tesi, come ben sapevano i sofisti. Come già visto anche parlando di pseudo-filosofi e falsi sacerdoti in materia economica, ecco che le tesi di un Hobbes o di un Adam Smith appaiono razionalmente inattaccabili, in quanto dotate di una loro logica interna per quanto speciosa: "non è forse quello che abbiamo tutti quotidianamente sotto gli occhi, a più evidente dimostrazione ?", dirà l' osservatore superficiale. Per fortuna non occorre diventare tutti accademici laureati, nè scienziati, nè filosofi per separare il Bene dal Male, altrimenti staremmo freschi, e questo equivarrebbe a postulare l' assunto che la gente comune non potrà mai avere la percezione e la distinzione dei due principi. Ma noi, analogamente all' uccello nello stormo, sappiamo intimamente, nella maggior parte dei casi, se qualcosa è "bene" o è "male", proprio in quanto non siamo una "tabula rasa", ma abbiamo già iscritte le leggi che conducono al nostro e all' altrui bene, anche se troppo spesso le dimentichiamo, o di proposito non le ascoltiamo. E dove la ragione non arriva, o rischia di essere ingannata e confusa, ecco che ci verrà allora in aiuto la semplice intuizione del cuore, della nostra parte animica, a dettarci il giusto comportamento. Ecco che l' "Io So" dovrebbe sostituirsi a qualunque pensiero indotto che sentiamo forzato e non genuinamente autentico, come ampiamente visto parlando del condizionamento del sistema. Ecco che se qualcuno mi dice di premere il grilletto di un' arma contro un mio simile, portando a giustificazione la patria, l' onore, il dovere, e la "legge" che così mi impongono di fare, IO SO, intrinsecamente, che questo è sbagliato. E dovrei allora adottare quell' atteggiamento di "disobbedienza" ben esplicitato da Fromm. Lo stesso discorso vale, nel grande e nel piccolo, per tutti i vari atteggiamenti, più o meno gravi e più o meno densi di conseguenze, dettati dall' esterno e/o da personali pulsioni egoistiche: ecco che se qualcuno mi dice che devo essere competitivo per fregare il mio "avversario", o investire in azioni e dividendi privati a scapito della collettività perchè "così fan tutti" ( e si potrebbe continuare con altri esempi fino all' infinito ), IO SO che questo è male, e non bene, perchè il mio egoismo e il mio adattarmi al "così fan tutti" e ad una spietata legge di sopravvivenza del forte sul debole causeranno la sofferenza di molti miei simili. Da queste ultime considerazioni si deduce anche come la "libertà" non sia affatto il fare ciò che si vuole, o ciò che conviene; e soprattutto come l' aumento di consapevolezza porti ad una diminuzione di libertà intesa in questi termini, verso un maggior senso di "responsabilità". E se l' errore commesso in buona fede ( perchè vengo ingannato, o sviato e forzato, o non ho la piena consapevolezza di ciò che faccio ) può essere perdonato, l' errore in malafede, commesso nonostante la chiara consapevolezza sua e delle sue conseguenze a volte enormi, è un atto contro l' Uomo e contro il Divino. 

La conoscenza attraverso la consultazione della nostra parte animica basta da sola ad aiutarci, nella maggior parte dei casi, a saper distinguere il bene dal male quando la ragione viene frastornata e confusa. Purtroppo ancora non basta, e si danno casi soprattutto nell' attuazione di una scelta in cui, pur in buona fede, possiamo sbagliare perchè non informati o mal informati su tutte le implicazioni che tale scelta potrà comportare; possiamo sbagliare per pressapochismo, ignoranza, visione parziale, che finiranno per devolvere al male anche la miglior intenzione.
Ma quello della "scelta" sarà argomento di un' altra lettera.

Alla prossima, tuo Patrick Troll.