mercoledì 8 aprile 2015

Il linguaggio dimenticato

"I sogni sono come un microscopio attraverso il quale possiamo vedere gli avvenimenti nascosti della nostra anima" ( E. Fromm ).

Un altro esempio di linguaggio universale è costituito dal sogno; non solo il sogno ci parla attraverso immagini delle nostre dinamiche più intime e inconscie, ma capire e interpretare il linguaggio del sogno serve anche a comprendere il vero contenuto tramandatoci, attraverso un linguaggio analogo, dalle fiabe e dai miti. Ovviamente l' indagine analitica del sogno richiede tecnica, dedizione ed esperienza che non è possibile acquisire tramite la lettura di queste poche righe nè di un libro; serva a noi soltanto sapere dell' esistenza di queste dinamiche, e capire che il sogno che così si manifesta non è nè un caso nè un capriccio della mente, ma che ogni sogno, anche il più apparentemente banale o assurdo, porta con sè un significato profondo e ben preciso. Serva inoltre a capire che le immagini prodotte costituiscono l' ennesimo esempio di linguaggio innato, trasversale e comune a tutti gli uomini; linguaggio che è stato semplicemente "dimenticato" col tempo e con l' utilizzo di altri più complessi e strutturati, inseriti dall' acculturimento e dalle convenzioni sociali. Ecco un altro esempio di qualcosa di cui sarebbe utile tornare ad impossessarci, magari inserendolo come materia di studio nelle scuole.
La potenza del linguaggio per immagini sta non solo nella sua universalità ed immediatezza, ma anche nella straordinaria "plasticità" espressiva per cui una stessa immagine può "condensare" in sè più significati anche opposti, oppure esprimere una parte per il tutto; e comunque poter esprimere in un millisecondo una sensazione, un sentimento che descrivere a parole sarebbe lungo e difficile a farsi ( la stessa cosa la troviamo in poesia, con le cosiddette figure retoriche quali la metafora, la metonimia, la sineddoche, che appunto ricorrono alla descrizione simbolica per immagini ). Inoltre l' immagine arriva diretta al dunque, sorpassando ogni censura razionale e portando sempre a bersaglio il proprio messaggio, che venga o meno riconosciuto dalla coscienza vigile. Questo ben lo sanno i pubblicitari che coi loro spot ci parlano appunto in questo modo: attraverso lo spot non si cerca la comunicazione razionale e concettuale del prodotto, quanto generarne il suo desiderio attraverso l' EMOZIONALITA', con un processo analogo e "inverso" ( poichè va dall' esterno all' interno ) a quello del sogno. I contenuti del sogno sono dunque tipicamente emozionali; il sogno ci parla dei sentimenti legati ai conflitti che rappresenta, sentimenti talvolta tanto intensi ed inconfessabili da venir sottoposti alla nostra stessa censura, che rende il film onirico strano e apparentemente incomprensibile. Sono tali forti emozioni inconsce a trasformarsi in immagini, in quanto linguaggio più adeguato ad esprimerle: immagini che, grazie alla loro plasticità, esprimono sia il vero significato inconscio che la loro deformazione operata dalla nostra censura razionaleggiante. Capire il linguaggio simbolico delle immagini e la dinamica con cui operano costituisce dunque anche una valida difesa contro gli invadenti spot pubblicitari, e ci fornisce gli anticorpi necessari verso la ben più pericolosa ed infida "propaganda", aiutandoci a capire come essa faccia breccia nelle nostre menti attraverso l' emozionalità indotta, ed a saper meglio individuare e rigettare le sue più subdole dinamiche emozionali. Ci allena a porci, di fronte ad una raffigurazione, le fondamentali questioni: "Cosa mi dice, che sentimenti mi suscita, e perchè ?", e a sviluppare quell' intuizione profonda che riesce ad andare oltre la pura razionalità. E come dice Fromm, si tratta di un "linguaggio dimenticato" in grado spesso di metterci in più stretto contatto con la nostra anima.

Fromm fa in parte proprie le teorie già formulate da Freud, ed in parte le trascende e completa: e se grossomodo accetta tutto l' impianto teorico costruito da Freud sulle dinamiche inconsce del sogno, ne critica invece la tesi per cui esso non sarebbe che la rappresentazione simbolica di desideri irrazionali da ricercare sempre in conflitti infantili, perlopiù a matrice sessuale. Fromm supera questa limitazione freudiana dicendo che sì, il sogno è "anche" questo, ma non solo e non sempre. La maggior parte delle volte il sogno esprime la parte più intuitiva e saggia di noi, con una lucidità di visione irraggiungibile nello stato di veglia, sui più svariati conflitti con cui l' individuo si scontra nel suo vivere quotidiano. Non solo conflitti sessuali e non solo problematiche legate all' infanzia ed al rapporto coi genitori quindi; non solo l' espressione di desideri irrazionali, ma anche espressione di conflitti e desideri razionali e riguardanti la nostra parte più alta e nobile, o le intuizioni suggerite dall' inconscio e tese ad indicare la via per la soluzione di un conflitto; come anche intuizioni generiche e profonde sugli accadimenti quotidiani che ci hanno turbato. Da tutto questo si deduce che l' interpretazione del sogno presuppone sempre la presenza del sognatore, non solo perchè si tratta del "suo" sogno e sarà lui a doverne fornire la spiegazione, ma anche per la necessità di conoscere la storia generale del paziente e le sue esperienze inerenti al sogno. Anche per Fromm la via maestra dell' interpretazione rimane la libera associazione di idee ed il superamento della "censura onirica" o resistenza della parte conscia a venire a conoscenza del vero significato del sogno. 

CONTENUTO MANIFESTO E CONTENUTO LATENTE
Abbiamo detto che il sogno si manifesta con immagini; il "film" che ricordiamo al risveglio è però solo il "contenuto manifesto" del sogno, la raffigurazione simbolica che è così giunta alla soglia della coscienza; ma differisce, a volte anche in modo opposto, dal vero significato inconscio o "contenuto latente", che va indagato attraverso la libera associazione e l' analisi. Questo perchè anche nello stato di sonno i contenuti inconsci latenti sono sottoposti ad una pur attenuata azione di censura da parte della mente superiore che non tollera nè accetta facilmente l' esistenza in noi di determinati contenuti emotivi: ecco che essi vengono tramutati e distorti in modo da poter eludere la censura ed affiorare in questo modo alla coscienza. Ecco spiegato l' affiorare di immagini tanto strane, e dei vari fenomeni del sogno di atemporalità, sdoppiamento, condensazione, spostamento di significati, ecc. Un esempio tratto dallo stesso Fromm servirà a chiarirci le idee in merito.
Un paziente riporta il seguente sogno:

"Assisto a un esperimento. Un uomo è stato trasformato in pietra. Poi una scultrice ha ricavato dalla pietra una figura. Improvvisamente la statua si anima e si dirige minacciosamente verso la scultrice. Con orrore vedo che uccide la scultrice. Si volge quindi contro di me, e io penso che se riesco a condurla nella stanza dove sono i miei genitori, sarò salvo. Lottando con essa riesco a portarla nella sala dove stanno i miei genitori con alcuni amici. Ma essi quasi non mi guardano, mentre io sto lottando per la vita. Penso: bene, già da tempo avrei dovuto sapere che essi non si preoccupano di me. Sorrido trionfante". ( Cfr: "Il linguaggio dimenticato", pag. 160 ).

Ecco un sogno tipico che raffigura sia il conflitto a cui il sognatore è ancora inconsciamente legato ( dipendenza dalla madre ), sia la visione pur ancora molto approssimativa di una svolta, di una possibile soluzione alternativa verso l' indipendenza ( sorrido trionfante ).
La quotidianità del paziente è quella di una persona ben inserita, ma che si sente sempre in obbligo di compiacere e piacere alle persone della sua cerchia sociale, reprimendo l' atteggiamento spontaneo per adottare una maschera di convenienza. Ecco che l' uomo trasformato in pietra altri non è che il sognatore stesso: il fatto di riferirlo come se stesse accadendo ad un altro è l' opera della censura onirica, che così impedisce l' affioramento diretto alla coscienza di una verità troppo dolorosa. La scultrice altro non è che la madre, che lo ha modellato a suo piacimento ed alla quale il paziente continua a compiacere in modo dipendente. Il sognatore uccide simbolicamente la madre, ed anche questo contenuto è troppo forte per poter entrare nel sogno manifesto senza distorsioni: l' azione si svolge quindi tra la statua e la scultrice, due sostituti delle figure reali. La statua che si rivolge poi contro di lui è l' espressione del conflitto che richiede una soluzione, pena il rimanerne eternamente vittima. Il paziente cerca dapprima di riportare il conflitto dentro l' ambito familiare, dove sa che potrà risolverlo ricorrendo all' espediente di sempre della "protezione" fornita, perpetuando la sua dipendenza. A questo punto però ecco che si verifica la visione di un' altra via: il paziente diviene parzialmente consapevole di tutto ciò ( da tempo avrei dovuto sapere ecc. ) e quindi "sorride trionfante", essendo per la prima volta in grado di guardare in faccia il suo problema, e quindi di poterlo affrontare diversamente.
( Per quanto ci riguarda possiamo invece trarne la morale che noi, nei confronti del sistema, siamo esattamente cone il paziente del sogno: dipendenti fino al punto da costruirci una vita fasulla, fino al punto da essere trasformati in statue di pietra. Sebbene questo generi in noi un intimo sentimento di odio e rifiuto, come il paziente continuiamo fiduciosamente a rivolgerci alle figure parentali da cui dipendiamo, in questo caso i politici, i leader, i potenti di turno, affinchè essi continuino a risolvere per noi il problema. Ma la constatazione che essi non si occupano di noi dovrà condurci verso il risveglio e verso una diversa soluzione del conflitto, pena la nostra morte come persone libere ).

LE GIUSTE DOMANDE
Possiamo dire che la funzione del sogno è quindi essenzialmente quella di porci degli interrogativi su questioni ancora irrisolte. Indipendentemente dal fatto che esso ponga parallelamente anche le possibili risposte, in quanto questo avviene solo ad una consapevolezza in via di conseguimento, è soprattutto sulle domande che dobbiamo concentrarci. Verso la fine del libro ( pag. 235 ) Fromm analizza, alla stregua di un film onirico dal duplice contenuto, l' opera "Il processo" di Kafka. Il dramma vissuto dal protagonista Josef K. è quello di una persona cui ad un punto improvviso della sua vita, vita ben pianificata secondo l' osservanza di rigide "regole"e consuetudini ma complessivamente vuota e sterile, condotta senza amore nè scopo, irrompe la consapevolezza di un "arresto" che non gli impedisce peraltro di svolgere le sue funzioni quotidiane, anche se gli pone dei tormentosi interrogativi e lo porta ad una situazione angosciosa e paradossale di non libertà. Tutta la fase del processo che consegue all' arresto sarà costituita dal tentativo di K, tentativo in questo caso fallito, di dare una soluzione e una svolta liberatoria allo stesso processo in corso. Differentemente dal sogno della statua, ed analogamente a quanto succede ai carcerati di Stanford, il problema di K. è quello di non porsi le giuste domande. E come i carcerati, che come conseguenza dell' esperimento hanno perso la loro autocoscienza ed individuazione, continua erroneamente a rivolgere all' esterno, ad una qualche "autorità" o "aiuto" esterno la sua ricerca di una qualche risposta, di una possibile svolta liberatoria. Come i carcerati non capisce che la sua "prigionia" consiste proprio in questo, nel non coscientizzare il carattere prettamente mentale di tutto quanto il processo, e nel cercare irrazionalmente la soluzione in una qualche autorità esterna. Dimenticando di porsi l' unica domanda veramente importante, ossia se questa sia la via giusta da seguire, o non debba piuttosto rivolgere dentro di sè le domande e cercare le relative risposte che sarebbero così a portata di mano. Piuttosto che il graduale conseguimento di una più razionale e consapevolmente motivata "guida interiore", K. preferisce continuare ad affidarsi alle varie donne del racconto, all' avvocato, insomma a binari esteriori piuttosto che intraprendere un più genuino ed autentico processo di crescita. Ha "paura" della libertà, e preferisce che una guida irrazionale fatta di rigide regole e consuetudini acriticamente introiettate continui a condurlo, piuttosto che prendere coscienza dello stato di "arresto" del suo processo di sviluppo personale. Nemmeno l' appello accorato del cappellano, verso la fine del racconto, riuscirà a smuoverlo da questo suo ostinato atteggiamento; e per lui sarà la fine, ossia restare eternamente prigioniero della sua illusoria condizione. La stessa irrazionale convinzione, divenuta sostituto della realtà, che blocca i carcerati di Stanford portandoli a cercare scelte incongrue rispetto al vero problema che si pone loro. Il dramma di entrambi, sia dei carcerati che di Josef K, è quello di non sapersi porre la giusta domanda, quello di non sapersi interrogare volgendo lo sguardo all' interno.

CONCLUSIONI
A noi qui interessa più che altro rimarcare l' universalità del linguaggio per immagini, e la sua valenza simbolica ad esprimere contenuti complessi. Questo per ribadire ancora una volta quanto nella nostra più intima struttura e funzionamento "siamo tutti fatti allo stesso modo", e che dovremmo saper fronteggiare problemi comuni cercando l' unità invece che la divisione, il denominatore comune che ci unisce invece del particolare che ci differenzia. Il sogno ci parla inoltre della presenza in noi di una forza segreta, una saggezza, una consapevolezza a noi sconosciute a livello conscio, e che trascende il nostro approccio "normale" alle cose; una saggezza inconscia di cui riappropiarci tramite la consapevolezza. Ancora una volta è il "conosci te stesso", predicato dai vari pensatori e filosofi di ogni razza ed epoca, quale precondizione necessaria ad intraprendere qualsiasi cambiamento profondo della nostra struttura, sia personale che sociale. L' analisi del sogno ci parla inoltre di una verità che possiamo trovare e sperimentare tutti, con poca fatica, semplicemente guardando dentro noi stessi ed interrogandoci. Una verità raggiungibile non perchè l' abbia detto un Fromm, non perchè l' accademico Pinco Pallino ci ha scritto 10 libri, ma perchè possiamo constatarla e toccarla da soli, con le nostre forze, semplicemente guardando davvero in noi stessi. Leggendo i libri di Fromm ci troveremo assai spesso a dire: "ma questo in fondo lo sapevo già nel mio intimo !" Ed è l' ennesimo invito a diffidare dai saccenti e fumosi predicatori e a cercare le risposte, le risonanze innanzitutto dentro di noi. A consultare quella legge già scritta nel profondo della nostra anima, e poter dare una risposta più congrua alle domande e interrogativi posti dal sogno, come da ogni altro aspetto della nostra vita che si presenti come "campanello d' allarme", come ambiguità, scelta o quesito che susciti la nostra attenzione.
La presa di coscienza critica, il mettere in discussione gli assiomi esterni, il dare ascolto alla nostra coscienza intuitiva ed empatica costituiscono un primo passo assolutamente necessario, anche se non esaustivo, della ricerca del "vero". La questione ha infatti risvolti più articolati e complessi, e solleva problematiche fin qui ancora non affrontate, altre domande che richiedono ulteriori risposte. Ma questo Amica mia è quanto ci proporremo di analizzare nelle prossime lettere.     

Alla prossima, tuo Patrick Troll

( Scarica: Erich Fromm, "Il Linguaggio dimenticato" )