mercoledì 18 marzo 2015

Fromm, tra Individuo e Società

"Per  chiunque abbia qualche vaga nozione di storia la tesi dell'innata distruttività umana quale causa primaria della guerra è semplicemente assurda" ( E. Fromm ).

Una volta cominciata l' azione di ripulitura della nostra mente dai pensieri assiomatici indotti dal sistema, dalle tesi speciose dei vari sacerdoti ad esso asserviti, dalla deviazione e mutilazione della nostra più intrinseca genuinità verso i surrogati di comodo, verrà spontaneo chiedersi dove andare a trovare le leggi più vere, i valori più puri sui quali costruire in modo più positivo sia la nostra vita che il modo di associarsi. Se la mente umana infatti fosse una "tabula rasa" su cui poter scrivere di tutto, a questo punto resteremmo semplicemente con una lavagna pulita; se gli impulsi distruttivi fossero veramente quelli primari non solo non potremmo sradicarli, non solo non si darebbero eccezioni comportamentali di sorta, non solo non avremmo alcuna produzione artistica, filosofica, o di pensiero spirituale, ma l' umanità stessa si sarebbe già estinta da un pezzo. Ma come abbiamo visto già in precedenti lettere, il fatto di "deviare" l' uomo verso condizionamenti innaturali, vuoi di tipo produttivo, vuoi di controllo sadico, vuoi di tipo aggressivo verso i suoi simili comporta un MALESSERE che, per essere tollerato, deve venire compensato in diverso modo dalla struttura sociale. Questo ci dice non solo che la mente non è una tabula rasa, non solo che gli impulsi distruttivi fanno parte di queste deviazioni e non della natura umana, ma anche che devono esserci nell' uomo delle leggi innate ben precise la cui storpiatura porta al malessere e all' infelicità, mentre la loro osservanza porta ad una condizione di pienezza di vita e felicità. Del resto già il nostro semplice lavoro di ripulitura ed introspezione ci porta a distinguere i pensieri falsamente indotti da quelli genuini e spontanei, e a "percepire istintivamente" quel qualcosa già scritto dentro di noi, che possiamo anche chiamare "anima". Ci porta insomma a saper distinguere autonomamente ciò che è Bene da ciò che è Male.


ESIGENZE INALIENABILI
Fromm, che nasce come psicologo e psicanalista post-freudiano criticando aspramente le teorie istintivistiche ed "idrauliche" di Freud, nel corso del suo pensiero giunge sempre più ad una stretta interconnessione tra Individuo e Società, e dove per Freud i due assunti erano in netta contrapposizione, per Fromm divengono semplicemente l' una la diretta conseguenza dell' altro. Fromm giunge ad individuare un "comune denominatore" tra uomo e società, dove solo un uomo "sano", ( nel quale cioè tali esigenze inalienabili siano pienamente e correttamente sviluppate ), sarà in grado di costruire una società altrettanto sana, che non "ammali" più ma anzi favorisca la piena realizzazione dell' uomo e delle sue vere potenzialità, favorisca una convivenza armoniosa e pacifica, e un più elevato grado di felicità sia del singolo che dell' intera struttura sociale.
Lo stesso comune denominatore che trova analizzando il pensiero di quelli che chiama i grandi maestri spirituali dell' umanità, apparsi nelle varie epoche e nelle varie culture. In lui l' indagine psicanalitica non fa altro che confermare scientificamente quanto il nocciolo comune alle varie religioni dice da tempo, ossia che le esigenze connaturate all' uomo possono essere rivolte sia al Bene ( nel caso di un loro sviluppo sano ed armonico ) che al Male ( nel caso di un loro sviluppo distorto e malato ). E che il raggiungimento della capacità d' amare sè e gli altri è lo scopo stesso della vita, nonchè la chiave risolutiva sia dei disturbi patologici che riscontra nei malati, che di un sano e spontaneo modo di rapportarsi all' altro in genere. In "Anatomia della distruttività umana" ( pag. 168 ) enuncia questi principi, queste esigenze esistenziali, queste pulsioni inalienabili connaturate all' uomo formulandole nei cinque punti sotto elencati:

1) Bisogno di uno schema di orientamento e devozione
2) Bisogno di mettere radici
3) Bisogno di unità
4) Bisogno di efficacia
5) Bisogno di stimolazione

Questi bisogni ( per il cui approfondimento rimando alla lettura del pdf allegato, pag. 168 ) non possono essere alienati, ma come già precedentemente visto possono o essere soddisfatti pienamente nella loro peculiare essenza umana, o venire distorti verso soddisfazioni surrogate utili all' adattamento al sistema. Come succede per una pianta, essa possiede già al suo interno le leggi per un suo sviluppo ottimale; sviluppo che verrà conseguito se immessa in un ambiente circostante sano e adattivo, o impedito e distorto da un ambiente ostile, da mancanza di acqua o luce a sufficienza, ecc.
Così abbiamo visto che il bisogno innato di "essere efficaci" può venire socialmente soddisfatto in un ambiente che favorisca l' attività e l' associazione spontanea e costruttiva, la piena realizzazione della personalità e della sua naturale tendenza a collaborare. Ma può anche venire distorto sui suoi vari surrogati, quali per esempio la competitività, la sopraffazione, il bisogno di primeggiare, l' associazione in schieramenti contrapposti; insomma in tutti quegli atteggiamenti che alla fine fanno veramente dell' uomo un lupo per gli altri uomini, e della vita nient' altro che una lotta di tutti contro tutti, come affermava Hobbes. Analogamente il bisogno di stimolazione può essere risolto con un' attività spontanea e creativa, con l' amore, con la dedizione all' apprendimento, all' arte, alla ricerca interiore e spirituale, ecc; ma può anche venire distorto sull' impulso al consumo fine a sè stesso, sul bisogno continuo e compulsivo di acquistare, di distrarsi con intrattenimento, viaggi, sport, media e quant' altro.
Il metro, la misura di quanto tali bisogni innati siano giustamente realizzati o distorti sarà sempre dato dal livello di alienazione, di malessere, di sordida infelicità e senso di non-realizzazione misurabili sia nell' individuo che nell' intera società in cui è inserito. In questo senso una società può "ammalare" ed essere essa stessa malata secondo l' ormai ben noto circolo vizioso, e solo un uomo veramente "sano" potrà costruire una società altrettanto sana, che a sua volta aiuti a creare e sviluppare individui sani, a partire dall' educazione dei bambini.

SOCIETA' PER LA VITA E SOCIETA' PER LA MORTE
A questo proposito Fromm, studiando soprattutto diverse tribù primitive, individua e distingue tre tipi di società secondo il loro orientamento verso l' adattività alla vita o alla distruttività e morte ( pag. 122 ):

1) Società che esaltano la vita: In questo sistema,  ideali, usanze e istituzioni servono soprattutto a preservare e a incoraggiare la vita in tutte le sue forme. L'ostilità, la violenza,  la crudeltà sono ridotte al minimo,  non  esistono  pene severe,  il  delitto è praticamente assente,  al pari dell'istituzione della guerra che, tutt'al più,  ha un ruolo insignificante.  I bambini sono  trattati  con  dolcezza,  non vengono inflitte pesanti punizioni corporali;  in genere le donne godono della più  assoluta  uguaglianza con  gli  uomini,  o  per  lo  meno non sono né sfruttate né umiliate; l'atteggiamento  verso  il   sesso   è   generalmente   permissivo   e affermativo.  L'invidia,  l'avarizia,  l'avidità, lo sfruttamento sono ridottissimi.  Scarsi sono anche la competitività e  l'individualismo, diffusa  la  collaborazione;  la proprietà personale riguarda soltanto gli oggetti che vengono  usati  individualmente.  Esiste  un  generale atteggiamento  di  fiducia  e  confidenza,  non  solo negli altri,  ma particolarmente nella natura; il buon umore prevale,  mentre gli stati d'animo depressivi sono relativamente assenti.
2) Società aggressive non-distruttive: Questo  sistema  ha in comune col primo la caratteristica fondamentale di non essere distruttivo,  ma si differenzia da esso  nel  senso  che aggressività  e guerra sono eventi normali,  sebbene non di importanza centrale,  e nel senso che competizione,  gerarchia  e individualismo sono  presenti.  Pur  non  essendo affatto permeate di distruttività o crudeltà o di esagerata diffidenza, in queste società sono sconosciute quella dolcezza  e  quella  fiducia  che  sono  caratteristiche  delle società del sistema A.
3) Società distruttiveE' caratterizzata  da  grande  violenza  interpersonale,   distruttività, aggressione, crudeltà, sia all'interno della tribù sia contro il mondo esterno,  da  piacere della guerra,  malignità,  tradimento.  L'intera atmosfera di vita è permeata di ostilità, tensione,  paura.  In genere la competitività è altissima,  la proprietà privata (se non di oggetti materiali,  di simboli) è esaltata,  la gerarchia è rigida e le guerre frequentissime.

Superfluo mettersi a discutere a quale tipo di società appartenga quella occidentale in cui attualmente viviamo. Parallelamente Fromm svilupperà il concetto di "carattere sociale", in quanto una società sempre seleziona e premia la caratterialità più confacente al proprio funzionamento.  E' questo che occorrerà trasmutare per addivenire ad una società più sana: non la rivoluzione di un' elite, che non farebbe altro che riportare le cose a ripetersi daccapo; non la semplice ricerca di spiritualità e consapevolezza operata da pochi individui isolati, inefficace a cambiare le cose; ma una trasmutazione della "mente sociale", di quello che qui chiamiamo inconscio collettivo ed individuiamo soprattutto con la sua manifestazione visibile sul web. 


Alla prossima, Patrick Troll