venerdì 20 marzo 2015

Considerazioni su Media e Internet




"Sono un essere umano, porca puttana, la mia vita ha un valore. E tutto questo non lo accetterò più !"

I giornali vanno bene al massimo per accendere il fuoco; la Tv neanche per quello. Una volta almeno c'era Carosello, con le sue storielle a sfondo etico; c'era il buon maestro Manzi che insegnava a leggere e scrivere; c'erano gli sceneggiati di Anton Giulio Majano che proponevano al vasto pubblico i classici della letteratura. Ogni tanto un film che faceva anche pensare, ed un varietà un po' meno idiota della media. Oggi niente, tabula rasa, elettroencefalogramma piatto: in tv non è rimasto nient' altro che un po' di genialità negli spot pubblicitari, totalmente asservita al mercato. Per il resto è il trionfo del trash, della menzogna gratuita, della superficialità, dell' idiozia imperante. "Affermare questo è scoprire l' acqua calda", dirai Amica mia; ma intendo addentrarmi un po' più in là nel discorso. Intanto consiglio la visione di "Quinto Potere", che per quanto datato è ricchissimo di spunti di discussione tuttora validi. 


Nel film, del 1976, si rimarca già la totale dipendenza dei Media dal potere economico delle multinazionali, ed oggi sappiamo fin dove esso si spinga: fino al punto di falsificare completamente la realtà, di usare un linguaggio orwelliano per cui ogni cosa è chiamata col suo contrario ( la guerra, "pace"; la schiavitù, "sviluppo"; la menzogna e la propaganda, "informazione"; le svolte autoritarie, "riforme" ), e di appiattire completamente quella che un tempo aveva ancora una parvenza di diversità di vedute. Che i padroni dei media siano banche, multinazionali o grandi azionisti sovranazionali, o tutti costoro, poco importa: il fatto è che quello che un tempo era ritenuto appunto "il quinto potere", ossia quello che teneva a bada gli altri poteri, il cane da guardia della libertà verso il potere, oggi si è completamente trasformato nel cagnolino da compagnia del potere stesso. Qualcuno lo chiama "complotto": a mio avviso altro non è che l' ennesimo esempio dell' esasperazione, la cristallizzazione finale di un modello di sviluppo che queste esasperazioni aveva già implicite nel suo enunciato. Se la regola infatti è il massimo profitto, e il principio guida della società il profitto sopra ogni altra regolamentazione, cosa e principio, è inevitabile che prima il pesce grosso mangi quello piccolo, poi quello medio, ed infine che gli squali sopravvissuti si sbranino tra di loro. Più che parlare di complotto, io parlerei dei limiti di un sistema dove ognuno fa esattamente "il suo dovere": la banca farà più profitto a costo di truffarti, la multinazionale farà più profitto a costo di avvelenarti, l' azionista vorrà trarre il massimo profitto dal denaro investito, a costo di provocare le ben note bolle speculative ed i conseguenti conflitti sociali; e tutti insieme allegramente faranno i loro porci, avidi ed egoistici comodi e "profitti" anche sapendo di schiavizzare in questo modo la popolazione. E di andare tutti insieme verso il baratro, e guerre più o meno estese. Il fatto grave è che nessuno vuole davvero saperne di cambiar rotta, anche sbattendo quotidianamente il muso contro le drammatiche conseguenze di questo dogma, di questo pensiero unico, di questo demoniaco comportamento generalizzato. Nessun "complotto" quindi: in un sistema dove fregare il prossimo è la regola, magari anche dichiarata contrattualmente in modo che tutto abbia una parvenza di "legalità", è ovvio che i vertici saranno quelli che più fregano e più monopolizzano. Semplice, inevitabile conseguenza intrinseca nell' enunciato.
Ma per chi non fosse ancora convinto, la prova del nove verrà dal web.

ANCORA SU INTERNET
Il web è stato, ed è parzialmente ancora, uno splendido strumento di democrazia allo stato più puro: sul web c'è gente che gratuitamente produce software, chi gratuitamente produce contenuti, chi mette a disposizione piattaforme operative ecc. Sul web la comunicazione è sempre stata piuttosto libera, accessibile e gratuita, senza nessuno che punti il fucile, senza particolari ricatti o minacce, senza particolari interessi monopolisti dietro la pubblicazione di notizie da parte della massa di utenti. Un grande dono insomma, in grado di ribaltare lo strapotere e la curva di devianza dei Media tradizionali dalla loro primaria funzione di informazione. Basta che la gente ci creda, lo usi correttamente, si informi e a sua volta informi il prossimo. Era insomma il prototipo digitale dell' Utopia, e non a caso parlandone tempo fa lo indicavo come la concretizzazione della mente sociale, dell' inconscio collettivo, la cartina di tornasole della più concreta e generalizzata situazione sociale. 
EBBENE: che uso ne abbiamo saputo fare, in circa un ventennio di utilizzo ? Non abbiamo fatto che ricalcare il pattume, la sporcizia, l' insipienza dei Media. A parte una piccolissima percentuale di vera controinformazione troviamo infatti oggi sul web l' analogo corrispondente dei contenuti televisivi: pubblicità, stupidaggini, contenuti vacui e insignificanti, tifoseria per partito preso, pornografia e trash, ecc. Dove si sviluppa un dibattito quasi sempre si finisce per litigare, contrapponendoci esattamente come nei talk-show televisivi in preda a deliri da bar sport; e trovare qualcosa di veramente interessante è diventato altrettanto arduo che trovare un buon film in Tv. I contenuti si sprecano, ma di infima qualità; le chiacchiere si sprecano, i social network non fanno che amplificare il cicaleccio a dismisura, fino a renderlo assordante ed insopportabile. E come visto sopra, nessuno vuol veramente saperne di cambiare rotta: oggi sappiamo come il sistema ci frega e perchè, oggi nessuno muore più perchè annuncia delle verità scomode, eppure nella stragrande maggioranza si continua con le sciocchezze e le stupidaggini, con le divisioni, le liti e le tifoserie per questo o quel partito preso, con l' assordante rumore di fondo qua e là frammezzato dalle dotte analisi dei finti sacerdoti. Il grande assente è sempre lui: il pensiero indipendente, libero e spontaneo, il pensiero creativo che si contrapponga alla ripetitività pappagallesca, la capacità di ragionare con la propria testa, di divincolarsi da tendenziosi pensieri indotti, la capacità di immaginare finalmente il diverso
Questo è quanto abbiamo saputo fare: in tutta libertà, e senza alcun "complotto" alle spalle. E questo è quanto sapremmo fare nel reale anche avendo la possibilità di ripartire daccapo: ripeteremmo semplicemente lo "status-ante", decretando una ben misera fine per la nostra Utopia. Insomma non abbiamo fatto che riprodurre quanto abbiamo in testa, tutto qui. Oggi ogni telefonino è in grado di connettersi ad Internet, alla faccia del monopolio e dello strapotere dei media, eppure utilizziamo questa grande opportunità poco più che per scambiarci degli odiosissimi "selfie", o altre stupidaggini del genere.
Ed è un gran peccato che sia così, perchè in teoria sarebbe proprio dal web, in quanto anche parte più disincantata e consapevole della mente sociale, che dovrebbe formarsi quello spirito culturale ed etico, quel diverso sentire in grado di condurci fuori dal disastro sociale che stiamo vivendo. Per cui ribadisco la mia personale convinzione: non aspettiamoci nessun cambiamento dello status-quo finchè non vedremo il suo apparire prima nella "mente" sociale, ossia sul web. Non possiamo trasmutare la realtà se non siamo prima in grado di trasmutare l' utilizzo e l' ambiente di Internet. E se tanto mi dà tanto ...

Siamo dunque inesorabilmente senza speranza ?

Alla prossima, tuo Patrick Troll.