venerdì 10 aprile 2015

La divina proporzione e tesi di "Divino Collettivo"

"Il valore di verità che l'uomo ricava dalle scienze e dalle arti, i cui oggetti egli costruisce, è garantito dal fatto che la mente umana, pur nella sua inferiorità, esplica un'attività che appartiene in primo luogo a Dio. La mente dell'uomo è anch'essa creatrice nell'atto in cui imita la mente, le idee, di Dio, partecipando metafisicamente ad esse".

Riprendiamo il discorso iniziato in una precedente lettera, parlando di Musica e Legge di Fibonacci, introducendo un' altra legge assai particolare, nota in matematica e geometria col nome di "Sezione Aurea". Come vedremo tale legge, conosciuta già dagli antichi Greci, ha strettissime interconnessioni con la legge di Fibonacci, in quanto anche qui troviamo sempre a farla da padrone quel magico numero "Phi" 1,618 quale rapporto costante di "armoniosa costruzione". La sezione aurea è nota anche come regola aurea o rettangolo aureo, in quanto applicabile soprattutto all' architettura e alle arti figurative quale modello compositivo per antonomasia, quale risultante compositiva più gradita e più "bella" a vedersi. E ciò non perchè sia un aprioristico assioma matematico a stabilirlo, ma perchè semplicemente dedotto dall' osservazione empirica e, come più tardi Leonardo da Vinci e gli artisti umanisti dimostreranno, da calcoli eseguiti direttamente sulle proporzioni del corpo umano, di cui l' Uomo Vitruviano è il più classico esempio, o dall' osservazione della natura. Gli antichi Greci usarono ampiamente tale regola empirica per la costruzione dei loro templi e in scultura: tutta l' arte classica greca è un trionfo della sezione aurea. In fotografia e pittura essa prende anche il nome di "Regola dei Terzi", in quanto l' inquadratura o la tela da riempire vengono idealmente suddivise sia orizzontalmente che verticalmente in tre terzi, entro i quali disporre la composizione. Essa non solo diventa quindi la regola compositiva per antonomasia nelle arti figurative ed architettoniche, ma il rettangolo aureo denota la forma degli oggetti più comuni, quali possono essere un tavolo, una finestra, il formato dei fogli su cui scriviamo, un quadro, così come le stesse proporzioni compaiono nella configurazione del nostro braccio, di una nostra gamba, dell' intero scheletro e dello stesso volto umano. L' intima relazione con la Legge di Fibonacci è anche riscontrabile nel fatto che, come appare nell' immagine di testa, suddividendo il nostro rettangolo secondo la Regola Aurea ne appariranno altri entro cui potremo inscrivere la nota forma a spirale.  Alcune immagini serviranno a chiarire l' idea più di molte parole.


Matematicamente la regola aurea è definibile secondo un' equazione per cui, dato un segmento AB, si individua un punto intermedio C tale da soddisfare la condizione per cui l' intero segmento stia alla parte più lunga "a" come la stessa sta a quella più corta "b". Ossia, osservando la figura:
AB : AC = AC : CB       o volendo    a+b : a = a : b
Il rapporto dei due dividendi è sempre uguale a quell' 1,618 definito come numero phi. Tutto ciò non avrebbe un gran interesse se non fosse che tale legge, la forma a spirale e il numero phi derivanti, come abbiamo visto li troviamo ad ogni piè sospinto in Natura, sia animata che inanimata, nell' uomo stesso, e nelle conformazioni più impalpabili del pensiero quali la musica. Musica che è al tempo stesso un linguaggio "emozionale", oltre che universalmente recepibile, non solo da tutti gli umani, ma anche da animali e piante. Ancora una volta restiamo sbalorditi dall' applicazione così universalmente diffusa di tale principio, e vien da chiedersi se tutto ciò sia solo frutto della casualità, o non piuttosto il segno preciso di qualcosa che ci supera e trascende. Riprendo l' ultimo passaggio della lettera precedente: 

"Per il suo carattere di universalità e per il suo riscontro nei più svariati campi sia materiali ( chimica, corpo umano, natura animata ed inanimata, architettura, universo, ecc ) che immateriali ( musica, calcolo geometrico e statistico, arte, informatica, frattali, ecc ) la legge di Fibonacci sembra costituire una sorta di "consapevolezza intrinseca del creato", un' espressione di superiore intelligenza e saggezza, di intrinseca coscienza organizzativa attraverso cui si aggregano sia la materia che le più alte, sottili ed universali forme-pensiero. Da tali osservazioni deriva quasi automaticamente la necessità di postulare un qualcosa che possiamo chiamare "consapevolezza universale" più che casualità; un qualcosa a cui, se vogliamo, è applicabile l' idea di divino. Un principio divino conoscibile sia attraverso il pensiero più innato ed emozionale ( musica, sentimento, cuore, empatia ) che attraverso il pensiero più complesso e razionale ( calcolo, ragione ). Un principio divino senza un nome particolare, che penetra ed imbeve capillarmente tutto il creato, e per conoscere il quale non serve l' atteggiamento fideistico in un qualche dogma tramandato, ma la semplice ed accurata osservazione di sè e di quanto ci circonda".

IPOTESI DI "DIVINO COLLETTIVO"
Gli antichi greci avevano fatto della regola aurea il prototipo della Bellezza; gli Umanisti non hanno esitato a ritenerla e definirla una legge di "divina" proporzione; i costruttori di cattedrali gotiche erano sinceramente convinti di poter arrivare, attraverso l' edificazione delle loro opere, alla comprensione dell' intelletto divino. Alla luce di quanto visto riguardo la musica, scopriamo un linguaggio comprensibile a tutti gli esseri viventi, non in base all' intelletto e razionalità tipicamente umani, ma ad un "qualcosa di superiore" comune anche al mondo animale e vegetale. La legge di Fibonacci oggi sappiamo essere universalmente estesa al creato, dall' infinitamente piccolo all' infinitamente grande, di cui organizza le forme e i modi di aggregazione della materia; alla luce di quanto visto nell' ultima lettera riguardo al sogno, inoltre, abbiamo la conoscenza sia di un ulteriore linguaggio universale veicolo ed interprete delle nostre più recondite emozioni, che di una "saggezza inconscia" all' opera indipendentemente dalle nostre pretese razionali.
Ora, tutto questo non comincia ad essere un po' troppo per essere ritenuto semplicemente "casuale" ? E' spingersi troppo in là l' ipotizzare un "Divino Collettivo" che non solo permea tutto il creato animato e inanimato con una legge universale cui risponde la forma della materia; che non solo genera linguaggi intelligibili e comuni a tutti gli umani e che sgorgano direttamente dall' inconscio; ma che addirittura sa ideare un comune linguaggio e legame tra piante, animali e uomo ? E' spingersi troppo in là il teorizzare un Divino Collettivo che superi e sintetizzi i vari credo religiosi per riscoprirne il loro comune denominatore, la loro comune e più vera essenza oltre le opposizioni cui ogni dogma inevitabilmente conduce ? Un Divino Collettivo che non necessita della fede cieca in una qualche verità tramandata e reinterpretata dall' uomo con tutti i suoi possibili errori e forzature, perchè semplicemente "si mostra" e "si dà" in modo intelligibile alla più semplice, innocente osservazione scevra da pregiudizi. E non è forse il fondo comune alla varie religioni l' intuizione che il divino permea ed imbeve tutto il creato, in quanto è "in ogni luogo", e che noi stessi ne siamo sua parte integrante ? Non è forse lo stesso messaggio che troviamo nei maestri spirituali di ogni luogo ed epoca ?

EVOLUZIONE UMANA ED EVOLUZIONE DIVINA
Ma spingiamoci ancora oltre. Se accettiamo l' idea che il divino permea il creato ed è conoscibile attraverso la sua osservazione, a maggior ragione dovremo accettare quella che anche l' uomo, creatura principe, ne sia permeato; in particolar modo lo sarà proprio il suo pensiero, la sua psiche in quanto caratteristica che più lo contraddistingue dagli altri viventi, mettendolo in grado di poter variare ed adeguare il suo comportamento ed azione di fronte ai diversi eventi. Analizzando il pensiero di Fromm abbiamo visto come egli trovi un' "anima valoriale" alla base sia del comportamento individuale che di quello sociale. Possiamo identificare tale parte come la "scintilla di divino" che è in noi: essa abbisogna innanzitutto di essere riconosciuta e poi coltivata e guidata verso il suo ottimale sviluppo. Fromm arriverà ad indicare un "carattere sociale" che deve trasmutare dalla modalità dell' Avere a quella dell' Essere. Freud aveva individuato un "Io" personale che doveva integrare ogni pulsione inconscia dell' "Es" per pervenire alla piena maturità. Jung in base allo studio degli archetipi individua una "Psiche Oggettiva" i cui opposti devono essere conosciuti ed integrati nella coscienza. In questo blog si parla di una "mente sociale", di cui Internet costituisce una campionatura e visualizzazione, che deve essere trasmutata in senso etico per portare ad un cambiamento evolutivo individuale e sociale.
Ebbene, non potremmo ipotizzare che tutte queste raffigurazioni di una "mente" in azione altro non siano che diversi nomi per indicare una stessa "mente divina", una parte del divino che possiamo similmente chiamare "Divino Collettivo" ? Un principio divino nient' affatto "statico ed immoto", ma esso stesso in evoluzione assieme all' uomo ? Un principio che necessita dell' uomo, quanto l' uomo necessita di Dio; che necessita della trasmutazione operata dall' uomo per trasmutare egli stesso; che necessita della scelta tra il Male e il Bene operata dall' uomo attraverso il suo libero arbitrio, per evolversi a sua volta ?
Non possiamo ipotizzare che l' Utopia, a noi necessaria per pervenire ad un più alto ed etico modo di vivere e di associarsi, serva contestualmente al Divino per evolvere, per trasmutare completamente il Male in Bene, in un processo che non è statico, non è compiuto, ma ancora in divenire ? E anche qui, non presuppone forse ogni religione la compartecipazione dell' uomo al progetto di salvezza ? La nostra Utopia avrebbe a questo punto un ben più alto e sovrannaturale movente, e meglio si spiegherebbe anche la nostra tensione ad essa, tensione esistita ed esplicitatasi in tutti i tempi, da Platone a Campanella a Tommaso Moro; movente che poi altro non è che il senso stesso della vita. E non sarebbe forse la stessa intuizione espressa nel pensiero di un filosofo seppur illuminista quale Giambattista Vico che, pur fautore della ragione e dell' azione umana a guidare la Storia, alla fine si trova costretto ad ipotizzare la concomitante guida di una "Provvidenza" a superiore logica storica e dell' umano agire ? Ipotesi alla cui luce meglio si comprendono i concetti altrimenti paradossali dei "corsi e ricorsi storici" e della concomitante "eterogenesi dei fini", per cui la storia, pur tendendo a ripetersi a causa dell' errore umano, contestualmente progredisce sempre verso un fine preciso.
... Ed anche tutto questo, in fondo in fondo, non lo intuiamo già da soli, nel nostro intimo ? Non è quello che tutti ci auguriamo ed in cui sinceramente crediamo nel fondo dei nostri cuori ? Non è il fondo di verità, variamente storpiata e/o mal interpretata e mal applicata dalle contingenze storiche, che con diversi nomi troviamo in comune ai veri filosofi e maestri spirituali di tutti i tempi ?

Per tutto quanto esposto, cara Amica, d' ora innanzi teorizzeremo l' esistenza e la possibile osservazione di un principio di Divino Collettivo che, evolvendo, giungerà a sua compiuta realizzazione quando il pensiero più autentico, liberato e purificato dell' "individuo", coinciderà finalmente con quello della "massa". Un principio divino che necessita della nostra Utopia e del nostro impegno a conseguirla, come noi necessitiamo della sua esistenza. Un principio della cui evoluzione siamo compartecipi, trasmutando con la conoscenza, l' etica e la consapevolezza quello che qui chiamiamo l' "Inconscio Collettivo" nello stesso "Divino Collettivo". Ed internet sarà l' indicatore più visibile di tale trasformazione, in quanto più rappresentativo termometro del progressivo processo di liberazione dell' "anima" (mente + cuore) umana dai suoi vari legacci, emotivi e razionali, consci e meno consci, più o meno indotti ed assunti quali assiomi ai quali acriticamente ci conformiamo per comodità, paura e "partito preso", finendo solo col contrapporci. E finendo col fare oggi della vita nient' altro che una lotta di tutti contro tutti.
Il fatto cara amica è che, come abbiamo già variamente visto anche in molte precedenti lettere, è molto facile per l' attuale sistema strumentalizzare anche le migliori intenzioni, e le più genuine e sincere aspirazioni. E come abbiamo detto fin dalla prima lettera, noi costituiamo al contempo sia la parte sana che quella malata del sistema, sia le vittime che i persecutori. Ma possiamo essere anche i potenziali salvatori, trasmutando noi stessi. E' sempre il solito uroboro, il solito schema a frattale che replica sè stesso a tutti i livelli, ed è quello che sostanzialmente va trasformato, attraverso la nostra trasformazione. La superiore presa di coscienza, il dialogo costruttivo, la ricerca della sintesi piuttosto che della contrapposizione ideologica, la ricerca del comune denominatore di fondo, l' individuazione e valorizzazione dei frammenti di verità sparsi un po' dovunque e la loro ripulitura dal pensiero spurio sovrapposto, un più diffuso sentimento di amore ed empatia a contrastare l' odio e la facile tentazione all' eterna contrapposizione, saranno i parametri che ci indicheranno l' entità della trasformazione in atto.     

Alla prossima, tuo Patrick Troll

( Scarica il pdf: "Matematica e Natura" )