“È ammissibile che il lavoratore abbia atteggiamenti da libero pensatore nei confronti della proprietà? E che cosa ne sarà di noi, i ricchi? È ammissibile che il giovane la pensi liberamente in materia di sesso? E che ne sarà della morale? È ammissibile che i soldati la pensino liberamente in merito alla guerra? E che ne sarà della disciplina militare? Facciamola finita con il pensiero! Si rientri nelle tenebre del pregiudizio, per tema che la proprietà, la morale e la guerra siano messe a repentaglio! Piuttosto che i loro pensieri siano liberi, è meglio che gli uomini siano stupidi, infingardi, tiranni. Infatti, se i loro pensieri fossero liberi, non penserebbero come noi, e questa calamità deve essere evitata a ogni costo”. Così ragionano, nelle profondità inconsce del loro animo, gli avversari del pensiero, e così agiscono nelle loro chiese, nelle loro scuole, nelle loro università. ( Bertrand Russell )
"Dunque, la disobbedienza, nell'accezione in cui qui si usa il termine, è un atto di affermazione della ragione e della volontà. Non è tanto un atteggiamento contro qualcosa, quanto un atteggiamento per qualcosa: per la capacità umana di vedere, di dire ciò che si vede, di rifiutare ciò che non si vede. Per farlo non occorre che l'uomo sia né aggressivo né ribelle: basta che tenga gli occhi aperti, che sia ben desto e desideroso di assumersi la responsabilità di aprire gli occhi a coloro i quali corrono il rischio di perire per il fatto di essere immersi nel dormiveglia". ( E. Fromm, "La disobbedienza e altri saggi" )
Cara Amica, si sperava che la Grecia finalmente svoltasse, che finalmente avrebbe tenuto testa alla "Troika" impuntandosi duramente sul pagamento del debito pubblico che la massacra. Invece altro non si è verificato che l' ennesimo tradimento della base elettorale da parte dell' èlite eletta, ormai avviata sulla via delle solite, ben note "riforme" e della trattativa sui tempi di pagamento del debito con la Banca Centrale Europea. Perchè ? Eppure l' intellighentia greca era da tempo ben informata e consapevole della vera causa della crisi e sulle disastrose conseguenze che avrebbe comportato l' ostinarsi a ritenere legittimo un debito truffaldino e fattivamente impagabile. Tanto da arrivare a produrre un noto e chiarissimo film-documentario che anni fa aveva fatto il giro del web ( cfr. Debtocracy, sottotitoli in Italiano ). Cosa manca dunque ancora per arrivare finalmente a dichiarare giuridicamente "detestabile" tale debito, fatto che ha già peraltro precisi precedenti storici ?
A noi non resta che ribadire quanto il Sistema-Debito alla fine non farà che ridurre TUTTI in schiavitù, quella vera, non solo quella morale e ancora parzialmente soft di oggi. Tutti, tutti quanti i vari livelli della piramide, e non solo la base, come ha ben dimostrato anche il citato esperimento di Stanford. Quanti imprenditori, per fare solo un esempio, pensano infatti di poter rientrare nella rosa sempre più ristretta dei sempre più pochi privilegiati che "ce la faranno" ? E a quale prezzo, a quale livello di spersonalizzazione ? Accettando quale civiltà ?
Qui non resta che ribadire quanto tale sistema alla lunga sarà mortale per tutti, in quanto si regge sulla virtualità a scapito della realtà, e sull' ingordigia che infine condurrà anche i lupi a sbranarsi tra di loro. O a ripetere perennemente il ciclo infernale del debito che si conclude con una guerra sempre più devastante e globale: una scusa per farla poi la si trova sempre. Lo ribadisco quindi riportando la seguente testimonianza dell' antropologo francese J.C. Galey. Interessante è anche considerare che la seguente nota è tratta da un sito commerciale, ad ulteriore riprova di quanto l' esigenza del commercio possa sposarsi a quella di una diversa e superiore etica e consapevolezza.
Qui non resta che ribadire quanto tale sistema alla lunga sarà mortale per tutti, in quanto si regge sulla virtualità a scapito della realtà, e sull' ingordigia che infine condurrà anche i lupi a sbranarsi tra di loro. O a ripetere perennemente il ciclo infernale del debito che si conclude con una guerra sempre più devastante e globale: una scusa per farla poi la si trova sempre. Lo ribadisco quindi riportando la seguente testimonianza dell' antropologo francese J.C. Galey. Interessante è anche considerare che la seguente nota è tratta da un sito commerciale, ad ulteriore riprova di quanto l' esigenza del commercio possa sposarsi a quella di una diversa e superiore etica e consapevolezza.
** L’antropologo francese J.C. Galey scopre negli anni ’70 nelle montagne
dell’Himalaya orientale un esempio di feudalesimo incentrato sul debito
perenne. In questa regione si è stabilito nel tempo un rapporto tra una
casta di vincitori e i sudditi vinti che perpetua una relazione tra i
due gruppi basata sul debito che i secondi contraggono verso i primi. I
poveri non hanno la possibilità di “vendere” la propria forza lavoro,
non esistendo un libero mercato cui offrirla, e contraggono debiti per
sopravvivere con i signori di turno che appartengono alla casta dei
vincitori. “In cambio del lavoro ricevono abbastanza per sfamarsi, vestirsi e ripararsi dalle intemperie”. Questo debito non si esaurisce mai;
il risparmio non esiste come categoria finanziaria e i vinti non hanno
alcuna possibilità di realizzarlo per affrancarsi dalla schiavitù del
debito. Quando accadono eventi eccezionali come matrimoni e funerali, i
vinti sono costretti, per ripagare la dote e gli interessi relativi, o
per sostenere le spese funerarie, a mercificare le giovani contadine,
oppure a costringere i bambini a lavorare come schiavi. Questa
situazione è accettata da tutti e nessuno pensa a rinunciare alla dote,
per esempio, per non dover sacrificare le giovani donne. Il debito
viene accettato come un fatto inevitabile al pari della nascita e della
morte.
“L’alterazione del codice comportamentale della società è così
forte da rompere i legami più solidi e duraturi come quelli di sangue
tra genitori e figli. E chi ne fa le spese, naturalmente, sono le donne
ed i bambini, deboli ma allo stesso tempo desiderabili, perfetti quindi
per essere ridotti a merce di scambio”. I signori
usurai controllano il potere economico, quello politico e diventano
depositari del codice morale; possono influire sulle condizioni di vita
di tutti gli altri. La commistione tra principi finanziari e
quelli morali produce il concetto del debito come obbligo morale anche
se perpetrato con opera di usura. Questa è, a sua volta,
generatrice di nuovi interessi sugli stessi interessi del debito dando
vita al fenomeno dell’anatocismo, non a caso vietato da molte religioni e
costituzioni. Il
creditore vanta una superiorità morale nei confronti del debitore il
quale, per mantenere il suo livello di onorabilità all’interno del
contesto sociale in cui vive, è costretto a vendere o impegnare ogni suo
avere (compresi persone ed affetti famigliari) mantenendo un puro
livello si sussistenza. Il risparmio, lo strumento mediante il quale è
possibile affrancarsi da una condizione di povertà, viene, di fatto,
impedito dal creditore che mantiene il controllo totale della gestione
economica e finanziaria della società, nonché quella “morale”. “Che differenza c’è tra la cultura barbara del debito perpetuo dell’Himalaya e la crisi del debito sovrano? Nessuna.” (Rif. 1). In
Europa siamo di fronte a debiti esorbitanti la cui natura è alquanto
discutibile e i meccanismi imposti per farvi fronte sembrano reiterare
ed aumentare il debito, bloccano di fatto lo sviluppo e soffocano il
risparmio condannando il debitore ad uno stato di sudditanza perenne.** ( Fonte ).
"Nell'attuale fase storica, la capacità di dubitare, di criticare e di disobbedire può essere tutto ciò che si interpone tra un futuro per l'umanità e la fine della civiltà" ( E. Fromm ).
Alla prossima, tuo Patrick Troll